Stangata senza precedenti sulle bollette: +30% per il gas, +20% per l’elettricità

Preoccupazioni delle imprese

Le imprese sono molto preoccupate dei rincari. Tutte le imprese; sono preoccupati i grandi consumatori elettrici per i quali l’energia è una voce primaria di costo di produzione, come la chimica, la lavorazione dei metalli, l’industria cartaria, la produzione del vetro, la ceramica; preoccupate le imprese alimentari che hanno consumi di vapore oppure la panificazione nei forni; ma anche le imprese piccole e medie, gli artigiani, i supermercati e i negozi per i banchi surgelatori, le celle frigorifere, la climatizzazione e tutte le altre applicazioni della corrente elettrica e del gas.

Ma sono preoccupate anche le aziende energetiche. Molte di essere sono espostissime, diverse si approvvigionano a prezzo pieno e potrebbero trovarsi di fronte a clienti in morosità. È uno dei temi caldi all’assemblea di Elettricità Futura in programma venerdì a Milano.

Le rinnovabili crescono in Borsa

Una conferma indiretta dello spostarsi dell’asse energetico viene dall’indice Irex, il quale supera per la prima volta quota 21mila punti, massimo storico. Lanciato nel 2008, l’Irex Index di Althesys segue la performance delle small-mid cap pure renewable quotate su Borsa Italiana e costituisce il riferimento per tracciare le performance del comparto delle energie rinnovabili in Italia. Comprende 14 titoli, con una capitalizzazione di 3.690 milioni di euro. «Sta crescendo l’interesse degli investitori per i titoli delle energie rinnovabili e della smart energy», rileva Alessandro Marangoni, economista di Althesys.

Il riassetto verso le fonti energetiche prive di emissioni di anidride carbonica è mostrato in modo evidente dal Bilancio di sostenibilità della primaria azienda elettrica italiana, l’Enel, bilancio che documenta il processo di decarbonizzazione: nel 2020 l’azienda ha aumentato la produzione nucleare al 12,5%, l’idroelettrico è salito al 30,1%, l’eolico al 15%, il solare al 2,8% dei 207,1 miliardi di chilowattora prodotti nel mondo nel 2020, mentre il carbone è sceso dal 16,4 al 6,3%. In questo modo il contributo delle fonti energetiche senza CO2 (il contributo del nucleare ovviamente non avviene in Italia) è salito dal 54,9% del 2019 al 63,4% del 2020.

L’analisi dell’Enea

Secondo Francesco Gracceva, ricercatore dell’Enea che coordina l’analisi trimestrale, fattori climatici e l’incremento del Pil (+17%) e della produzione industriale (+34%) hanno determinato una crescita della domanda di energia del 24% e delle emissioni di anidride carbonica (+25%), con ripercussioni sulla transizione energetica nel nostro Paese e sui costi.

Fonte: Il Sole 24 Ore