Tim, l’hedge Qube research & technologies amplia lo scoperto allo 0,64%

Qube reasearch & technologies amplia la posizione allo scoperto all0 0,64% del capitale di Telecom Italia rispetto allo 0,58% denunciato al 13 marzo. Le posizioni short sono pubbliche se superano lo 0,5% del capitale, ma la Consob può conoscerle già quando superano lo 0,2% . Qrt è un fondo sistemico, che per operare usa algoritmi e ha preso grosse posizioni al ribasso sulle blue chip europee, pochi giorni fa per esempio su Barclays per lo 0,78% del capitale, ma nel recente passato anche sui big del listino tedesco. Il fondo nasce da una costola del Credit Suisse e ha qualcosa come 11 miliardi di dollari di asset in gestione. L’operazione di management buy-out, che risale al 2018, è stata condotta da due figure-chiave del fondo: dall’attuale ceo francese Pierre Yves Morlat, 58 anni, basato a Parigi e dal 53-enne anglo-francese Laurent Laizet, basato a Londra, dove c’è il quartier generale di Qrt, che opera anche dall’Asia, con sedi a Hong Kong, Singapore e Dubai.

Negli ultimi giorni il titolo Telecom è stato bersagliato dalle vendite, che hanno gonfiato i volumi a livelli eccezionali, a partire dal 7 marzo, quando il management Tim stava presentando il piano triennale, il primo senza la rete, al Capital market day. Quel giorno, sulla sorpresa di un debito più alto di quanto previsto dagli analisti, il titolo è arrivato a perdere quasi il 24% per chiudere a 21,18 centesimi. Oggi, venerdì 15 marzo, dopo essere rimasto in territorio positivo per quasi tutta la seduta, il titolo ha perso slancio per chiudere in ribasso dello 0,68% a 21,82 centesimi, tra scambi che hanno interessato ancora il 3,7% del capitale. Circa il 45% del capitale ordinario è stato scambiato dal Capital market day, aumentando la possibilità di un rimescolamento del flottante a favore dei fondi hedge, dal momento che i fondi lunghi al superamento di certe soglie vendono sotto la pressione degli stop loss. Molto attivi anche i day trader, ma soprattutto in acquisto.

In vista il 243 aprile c’è l’assemblea di bilancio Tim, che dovrà provvedere anche al rinnovo degli organi sociali. Il voto di Vivendi, che detiene il 23,75% del capitale, potrebbe risultare determinante per la composizione del prossimo cda. Il primo azionista francese ha ribadito più volte che il piano preparato dall’ad Pietro Labriola, centrato sulla vendita della rete (dovrebbe passare entro l’estate al consorzio guidato da Kkr, cui si è impegnato a partecipare anche il Mef), non gode del suo sostegno. Di conseguenza Vivendi potrebbe votare una lista differente da quella presentata dal cda uscente che candida Alberta Figari alla presidenza e Labriola come ad. Nella lista del consiglio, che vorrebbe essere di maggioranza, anche due amministratori che alla tornata precedente erano stati tratti dalla lista di Assogestioni, Paola Camagni e Federico Ferro Luzzi, una new entry Dimitilla Benigni, e Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cdp, che è il secondo azionista di Tim con una quota appena inferiore al 10%.

Fonte: Il Sole 24 Ore