Varsavia contro Bruxelles: a rischio investimenti e fondi Ue

Investimenti esteri in crescita

«La qualità della forza lavoro, le infrastrutture, l’ambiente favorevole alle imprese hanno prevalso sulle follie politiche di questi anni. La Polonia ha basi solide che gli investitori stranieri giudicano più importanti delle risse sulla magistratura e dell’allontanamento dalla democrazia liberale», afferma Slawomir Majman, vicedirettore dell’Institute for Security and International Development, e fino al 2015, grande capo dell’Agenzia polacca per gli investimenti. «Dal 2016 la Polonia ha fatto registrare una crescita costante degli investimenti esteri. E nel primo trimestre di quest’anno – sottolinea Majman – la Polonia è stata la terza destinazione mondiale per i progetti greenfield dopo Stati Uniti e Spagna».

Ma fino a quando l’attività economica potrà resistere ai continui contrasti con Bruxelles sui migranti, sulla libertà dei media, sull’indipendenza della magistratura? «Sono in gioco i valori fondanti del progetto di Unione europea: sullo Stato di diritto non si possono ammettere violazioni», ha ricordato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, attaccando il premier polacco, Mateusz Morawiecki, al Parlamento europeo. È in gioco anche la credibilità conquistata dalla Polonia.

Fondi Ue bloccati

La Commissione europea non ha ancora approvato il recovery plan da 60 miliardi presentato dal governo di Morawiecki e le risorse del budget europeo, oltre 100 miliardi di euro da qui al 2027 per la Polonia, sono in qualche modo subordinate al rispetto dello Stato di diritto. «Le regole sono chiarissime. Gli investimenti del piano di ripresa – ha detto von der Leyen al premier Morawiecki – sono associati alle riforme che devono seguire raccomandazioni specifiche per ogni Paese. Una di queste, per la Polonia, è il ripristino dell’indipendenza della magistratura».

«Il blocco dei fondi europei potrebbe avere un impatto molto negativo sull’economia polacca: sono infatti risorse destinate a finanziare gli investimenti nelle aree cruciali dello sviluppo: digitalizzazione, energia verde, competitività», dice ancora Orlowski. La Polonia è tra i maggiori beneficiari dei fondi europei: per un importo che negli anni è stato pari a circa il 2% del Pil. «Città più moderne, ferrovie, autostrade, sviluppo dell’agricoltura nell’Est: questi – sostiene Majman – sono gli effetti immediati che abbiamo ottenuto utilizzando al meglio i fondi europei. Non c’è motivo per la Polonia di rinunciare a queste risorse».

La Polexit non è più solo un incubo

Eppure, nonostante le nette smentite di Morawiecki, la Polexit, l’uscita della Polonia dalla Ue, non è più solo una provocazione. «Fino a poco tempo fa pensavo che la Polexit fosse solo un incubo generato da gruppi marginali di estremisti nazionalisti. Ora – dice Majman – temo che possa fare parte della strategia nascosta del partito di governo ultraconservatore e populista. L’80% dei polacchi è favorevole alla permanenza nell’Unione ma una campagna antieuropea senza tregua, il martellamento dei media pubblici, completamente controllati dal governo, potrebbero cambiare le cose. Kaczynski potrebbe considerare l’uscita dalla Ue come la sua grande opera politica».

Fonte: Il Sole 24 Ore