Ad agosto la raccolta dei gestori non riparte: -3,4 miliardi

Probabilmente nel tradizionale mese delle vacanze, gli investitori non hanno pensato molto agli investimenti. Così si potrebbe spiegare il nuovo dato negativo dell’industria del risparmio gestito. Potrebbe essere una giustificazione, se non fosse che questo allontanamento dei sottoscrittori comincia a essere sistematico da mesi: l’ultimo dato positivo è datato dicembre 2022. Secondo le stime diffuse da Assogestioni, nel periodo considerato la raccolta complessiva del sistema è stata negativa per 3,4 miliardi, poco meno dei -3,8 di luglio. Sale così a – 26,3 miliardi il saldo da inizio 2023. In discesa anche patrimonio gestito totale, passato da 2.286 a 2.274 miliardi (52,9%i in capo alle gestioni collettive e 47,1% a quelle di portafoglio).

I dati

Da un’analisi più dettagliata delle statistiche, l’andamento è stato particolarmente pesante per le gestioni di portafoglio dalle cui casse sono usciti 2,8 miliardi. Un deficit riconducibile ai mandati istituzionali in rosso per 3,2 miliardi. Positive per 377 milioni, invece, le gestioni retail che portano così il risultato da gennaio a quota 3 miliardi. Nonostante il dato delle gestioni collettive conservi il segno meno (-591 milioni), è comunque in netto miglioramento rispetto ai -2,8 miliardi del mese precedente. Ad agosto si sono ridimensionati i deflussi dai fondi aperti (da -2,9 miliardi agli attuali -795 milioni) ed è nuovamente in attivo il saldo dei fondi chiusi per 204 milioni (+2 miliardi da inizio anno).

I fondi comuni

La spinta ai fondi aperti ad agosto è arrivata dai prodotti monetari che hanno incassato 1,1 miliardi, esattamente la stessa cifra che era uscita a luglio. Si è ridotta drasticamente, invece, la raccolta degli obbligazionari che, con 664 milioni, sono ben lontano dai 2 miliardi precedenti. Restano comunque la tipologia che da gennaio viaggia con il dato migliore: 14,3 miliardi. Prosegue poi la discesa degli azionari che hanno invertito la rotta già a luglio (-417 milioni), ma il deficit si è comunque assotigliato a -11 milioni (2,8 miliardi da inizio anno). Sempre pesante il risultato dei flessibili (-1,6 miliardi in un mese e -15 da gennaio), ma non è andata molto meglio ai bilanciati (-931 milioni e -9,7 miliardi da inizio anno). In termini di domiciliazione, infine, i più gettonati sono i prodotti di diritto italiano che hanno attirato 321 milioni rispetto al dato negativo di oltre un miliardo degli esteri (rispettivamente 3,1 e -13,7 miliardi nel 2023).

Le società

I leader del mercato com’era prevedibile hanno accusati deflussi significativi. Dai forzieri di Intesa sono usciti 2,2 miliardi, mentre da quelli di Generali 1,4. Conti in rosso anche per Amundi (-207 milioni) e per Anima (-853,5 milioni), mentre Poste Italiane ha raccolto 206 milioni. Tra le altre società, negativo anche l’andamento di Deutsche Bank (-228 milioni) e Ubs Asset Management (-169 milioni). In attivo, infine, il bilancio di Mediolanum (281 milioni), di Arca (128,3 milioni), di Bnp Paribas (662 milioni) e di Schroder (351 milioni).

Fonte: Il Sole 24 Ore