Cosmogonia di Lucio Fontana – Il Sole 24 ORE

Un proscenio al cosmo infinito. Un inedito Lucio Fontana in mostra da Hauser & Wirth
Tutta l’arte scultorea del celebre artista italiano esposta a New York
Un artista spaziale, non un pittore né uno scultore. Così si definiva Lucio Fontana, in mostra con ben 80 opere scultoree da Hauser & Wirth New York fino al 4 febbraio 2023. Un’esposizione imponente in omaggio all’artista, che ha reinventato concretamente millenni di scultura europea.

1961

Era il 1961 quando Fontana espose per la prima volta a New York, sempre al 32 East 69th Street, ora sede dell’iconica galleria internazionale. Hauser & Wirth presenta, con la curatela di Luca Massimo Barbero e in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana, “Lucio Fontana. Sculpture.” Il padre dello spazialismo utilizzò nelle sue creazioni l’estro dell’arte barocca: è così che ebbero origine i famosi “Concetti spaziali”, che lo condussero all’intuizione di tagli, buchi e artefatti sui generis.

Ceramica, argilla, terracotta, gesso, vetro, metallo e legno

Hauser & Wirth riunisce una serie di sue opere tridimensionali in ceramica, argilla, terracotta, gesso, vetro, metallo e legno realizzate nel corso di cinque decenni, dagli anni Venti fino al 1968, messe in dialogo con dipinti e disegni che ricalcano la metodologia scultorea. L’opera che svetta immediatamente in mostra è “Concetto spaziale, La luna a Venezia” del 1961: chiaro omaggio agli echi bizantini della lussureggiante laguna italiana, la luna contrasta l’oscurità notturna con un prezioso cerchio di luce argentea, e al suo interno piccole gemme di vetro colorate – chiaro riferimento alle tradizioni di Murano – simbolo dei riflessi eterei dell’astro sull’acqua. La mostra continua con sculture quasi inedite tra cui “Nudo” (1926) e con un’esplorazione di opere degli anni Trenta come “Scultura astratta”, “Conchiglie e Farfalle” e “Cavalli marini”. Realizzate durante un periodo di intensa ricerca, incarnano un sincretismo tra astratto e figurativo, mettendo in luce il genio innovativo di Fontana: “Un cambio nell’essenza e nella forma è necessario. E’ giusto andare oltre la pittura, la scultura, la poesia. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è un’arte basata su una nuova visione.” Affermazioni dell’artista che fanno da preludio alle successive opere del 1947, tra cui “Scultura spaziale”, cerchio materico imbevuto di forza primordiale (esposto alla Biennale del 1948), che entra in dialogo con lavori figurativi come la monumentale “Figura femminile con fiori”. Il secondo piano è dedicato invece ai Concetti spaziali – dove troviamo il celebre “Pane” – in relazione con sculture in terracotta, tra cui spiccano “Arlecchino” e le frementi “Battaglie”.L’ultimo piano è dedicato alle nuove varianti scultoree nate tra la fine degli anni Cinquanta e Sessanta. Le Nature esposte, sfere squarciate e tagliate, rivelano una componente esistenziale e metafisica: delle sorta di meteoriti disperse nel cosmo.

A fine percorso, eseguite nell’ultimo periodo di vita dell’artista, si trovano le Ellissi (1967) e le sculture in metallo, “capsule spaziali” che testimoniano un momento produttivo, ma meno conosciuto, in cui i confini tra pittura e scultura sono pressoché annullati. Ed è così che Fontana trascende la bidimensionalità per arrivare alla quarta dimensione, verso l’infinito. Un luogo in cui tempo e uomo diventano una cosa sola, mirando a futuri orizzonti: “Pensai a questi universi, la luna con i suoi buchi, l’estenuante silenzio che ci circonda, gli astronauti in un nuovo mondo e tutte queste immensità che sono lì da bilioni di anni. L’uomo ha compiuto nello spazio i primi passi in un silenzio mortale e ha lasciato un segno vitale del suo arrivo.”

“Lucio Fontana. Sculpture”, NewYork, fino al 4 Febbraio 2023

Fonte: Il Sole 24 Ore