Four Seasons at Park Lane, un grande classico dove scoprire la Londra contemporanea

Ci sono hotel che aprono e sono subito dei grandi classici. Perché? La risposta si trova in una miriade di fattori: quelli più evidenti sono il servizio (sempre al primo posto), la storia, la capacità di esprimere il proprio tempo e di evolversi, la location, la vista, i colori, la contemporaneità non urlata, l’alta cucina (va benissimo anche sincera), la morbidezza delle lenzuola, la temperatura degli ambienti, le persone. Poi ci sono gli elementi da sondare, come lo stile del personale, l’impalpabile felicità di lavorare in quella struttura, il rispetto per la cultura, le tradizioni, l’ambiente intorno. Insomma, anche in fatto di hotellerie, essere timeless implica una somma di fattori non sempre distinguibili e analizzabili singolarmente, a cui aggiungere l’imprescindibile variabile dell’atmosfera.

Buona parte di queste caratteristiche si intuiscono appena si entra al Four Seasons at Park Lane, a Londra. Posizione centralissima: Mayfair a due passi da Hyde Park, uno dei nove parchi reali, tra l’Albert Hall e Buckingham Palace. Quanto alla storia, nel 1970 è stato il primo hotel in Europa del gruppo Four Seasons e da allora è stato rinnovato più volte per essere sempre al passo con l’estetica, il comfort, la tecnologia. Oggi gli spazi condivisi sono firmati da Pierre Yves Rochon; le camere e le suite sono progettate da Tara Bernerd e la spa è di Eric Parry, ovvero tre fuoriclasse dell’interior design a livello internazionale.

Se si vuole osservare in diretta la Londra di oggi, basta sedersi nella Lobby e guardare quello che succede intorno: signore elegantissime con il foulard di seta annodato sotto il mento, fanciulle che tornano dal jogging attorno alla Serpentine Gallery, giovani coppie e single al check-in, londinesi super fashion o super professional diretti al bar. Qui c’è infatti la novità dei menù firmati da Yannick Alléno, lo chef francese del Pavillon Leoyen di Parigi, che nel 2014 ha conquistato tre stelle Michelin in meno di un anno: a Londra ha realizzato il gastro-pub Antoine, in memoria del figlio perso in un incidente. E deve averci investito tutta la sua passione, perché i nigiri e i sashimi sono confortevoli, ragionati, e vanno via come le ciliegie…salmone scozzese, tonno, capesante, cetrioli, yuzu, prugne salate, daikon. Sui divanetti nelle alcove ci si sente a proprio agio, con la musica che invita a ballare, tra un piatto di gamberi “sweet & sour” e una pavlova alla mela verde. Ma soprattutto con un gin tonic in mano (anche senza alcol). E in questo gli hotel londinesi sono maestri: riescono ad avere sempre i migliori bartender della città, come Michele Lombardi, head of mixology italiano.

Lasciate le mondane zone pubbliche, tra corridoi ovattati e a luci basse, si sale alle camere, 196 (non poche, ma ricordiamoci che l’hotel è nato in un’epoca di boom turistico). Tra queste 43 sono suite, le più generose di spazi, con le viste migliori, con la zona notte che è un tutt’uno logistico di cabina armadio, bagno, letto. Non un letto qualunque, ma il frutto di 60 anni di ricerca e consulenze tra esperti e ospiti. L’ultimo piano è dedicato al benessere: spa, parrucchiere, manicure e pedicure, e una fitness room con il tapis roulant davanti al parco aperta 24 ore su 24. Se avete dimenticato di mettere le sneaker in valigia, no problem: basta dare il proprio numero di piede alla reception e ti portano il paio courtesy.

È vero un viaggiatore allenato dovrebbe essere anche organizzato, ma la perfezione non esiste e al Four Seasons Park Lane accorrono in aiuto. E ci si sente sollevati, ancora di più quando si scopre che davanti all’hotel c’è una limousine nera che dal mattino alla sera accompagna i clienti dove vogliono, entro 2 chilometri da lì. Beh, a Londra ne sarete felicissimi. Speriamo che questo breve racconto abbia anche trasmesso l’atmosfera di cui si diceva all’inizio. È quel sentimento di sentirsi nel posto giusto, e allo stesso tempo di non voler essere in nessun altro posto.

Fonte: Il Sole 24 Ore