Giacomo Agostini, la leggenda della moto azzurra (prima di Rossi e Bagnaia)

Una carriera straordinaria, quella di Agostini, detto anche Ago e Mino. Una carriera che dal 1963 al 1977  lo porterà a conquistare 18 campionati italiani, 15  titoli mondiali, 123 Gran Premi, 10 Tourist Trophy  per un totale di 313 vittorie. Un arco di tempo incredibilmente lungo in un periodo in cui  il problema della sicurezza era drammatico.

«Beh, a quei tempi si moriva facilmente. Ho perso molti amici. Anche se sono contento d’aver gareggiato in quel periodo,  era davvero pericoloso. Va ricordato. Sia per i  circuiti, che non avevano vie di fuga quando cadevi, sia per materiali molto meno  tecnologici. Le tute attuali pesano 15 chili e proteggono davvero. Ai miei tempi pesavano un chilo e, quando pioveva, si infradiciavano subito. Nello  stesso giorno facevo  anche due corse – prima con la 350 e poi con la 500 – con la stessa tuta bagnata. Avevo freddo, ma si andava avanti lo stesso. Il mio casco era una specie scodella, un cimelio da museo rispetto agli attuali caschi integrali».

Tra Irlanda e Inghilterra, all’Isola di Man, si svolge il Tourist Trophy,  la leggendaria corsa su un circuito di oltre 60 chilometri da ripetere più volte. «È una strada fatta per  il traffico normale che viene bloccata appositamente», precisa Agostini.  «Se cadi è un guaio: si va contro un palo, un muro, una casa. Solo nel 1976  siamo riusciti a convincere la Federazione di togliere il Tourist Trophy dal  Campionato del mondo. Chi vuole disputarlo naturalmente è libero, ma non più come prova valida per il titolo. È un circuito affascinante, bellissimo, ma pieno di insidie».

La svolta con la MV Agusta

La svolta  definitiva, nella vita di Agostini, avviene nel 1964 quando il conte Domenico Agusta, patron delle Casa di Cascina Costa, fondatore della MV Agusta (Meccanica Verghera) a fine stagione convoca Giacomo in azienda a Gallarate. Era stato Carlo Ubbiali, già nove volte campione del mondo con la Mv, a segnalarlo alla scuderia. Agostini, a soli 24 anni, è  ormai un pilota affermato  avendo vinto il titolo italiano con la Morini 250 Gp. L’incontro è però spiazzante: dopo una lunghissima anticamera, alle otto di sera Giacomo viene ricevuto dal Conte che gelidamente gli chiede: «Chi è lei, che cosa vuole da me?»

Dopo la doccia fredda arriva il carico: «Va bene, domani lei proverà a Monza, ho già detto di far mettere i birilli in pista, così si abitua ai nostri bolidi ben più potenti e veloci delle sue moto precedenti».

Fonte: Il Sole 24 Ore