Medicina: ecco il modello francese, imitato dall’Italia

Un sistema complesso. Frutto di un’evoluzione tormentata, che ha portato all’abolizione del numero chiuso. Il modello francese di accesso alle professioni sanitarie, che la riforma italiana sembra voler adottare, non ha la linearità che alcune semplificazioni le attribuiscono. O meglio: le aveva, ma non hanno funzionato.

Dopo l’apertura generalizzata nel 1969, che ha portato a un sovraffollamento delle facoltà, già nel 1971 la Francia aveva adottato un sistema molto semplice. Accesso libero a tutti, poi esame dopo il primo anno – comune a medicina e odontoiatria – e accesso con numero chiuso definito in base alle capacità di assorbimento degli ospedali universitari. Nel 1979, di fronte a quello che è rimasto il problema centrale del Paese, il deserto medico nelle campagne, il numero di candidati da ammettere è stato definito anche sulla base dei bisogni della popolazione: erano 8.500 nel 1972, sono calati fino a 3.500 tra ’93 e ’98 per poi portarsi a 9.361 nel 2020. Il sistema è poi cambiato nel 2009 con l’introduzione di un primo anno comune a tutte le professioni sanitarie, comprese farmacia e ostetricia: il Paces, Première année commune aux études de santé. Non ha funzionato per un motivo molto semplice: gli esami erano troppo difficili, e restavano posti non assegnati, anche se il sistema ammetteva la possibilità di una seconda prova. Molti francesi hanno studiato in Romania (2mila nel 2020), Belgio, Ungheria o Australia.

Dal 2009 sono stati affiancati percorsi alternativi e sperimentali per poter risolvere il problema. La riforma definitiva è arrivata nel 2019, ed è entrata in vigore nel 2021. Prevede due percorsi, entrambi comunque molto selettivi. Il primo è il Pass, Parcours Accès Spécifique Santé (Percorso di accesso specifico alla sanità). È, di fatto, il vecchio Paces, ma prevede che lo studente adotti un percorso di studi “minore”, complementare – diritto, economia, letteratura… – nel caso non riuscisse a proseguire negli studi sanitari, che concede 12 crediti su 60 complessivi. I migliori studenti – non più del 50% del totale – vengono ammessi direttamente alle facoltà sanitarie; gli altri, che superino una valutazione iniziale per titoli devono superare un esame, prevalentemente orale. Il Pass non prevede la possibilità di una seconda prova. Chi viene bocciato può accedere al secondo anno del corso di laurea “minore” ma non tutto è perduto: può passare all’altro percorso, la L.As, Libre Accés Santé (libero accesso alla sanità).

La L.As. è un diploma universitario triennale riguardante materie anche molto lontane da quelle sanitarie – per esempio diritto, matematica, informatica, economia – ma il modulo di accesso alla sanità permette, alla fine di ogni anno e se sono stati acquisiti i crediti previsti, di partecipare a un concorso per accedere al secondo anno delle facoltà di medicina, odontoiatria, ostetricia, fisioterapia. L’esame può essere ripetuto anche al secondo o al terzo anno. Agli studenti della L.As. è riservato il 40% circa dei posti disponibili. Non c’è un numero chiuso, ma quello che viene chiamato un “numero aperto”: ciascuna facoltà potrà definire quanti studenti ammettere sulla base di un range prefissato – un minimo e un massimo – anche sentito il parere delle Agences Régionales de Santé. Il numero può essere adattato in qualunque momento alle necessità: il primo dei non ammessi può sempre essere ripescato.

Fonte: Il Sole 24 Ore