Miart 2024, non sono mancate le vendite ma gli affari viaggiano in modalità lenta

Cala il sipario su miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano e diretta per il quarto anno da Nicola Ricciardi. Questa edizione, la numero 28, sarà ricordata per la varietà dei linguaggi nelle proposte dei 178 galleristi provenienti da 28 paesi che hanno puntato su un’offerta qualitativamente più elevata assumendosi un rischio maggiore.
Sul fronte dell’affluenza tutti d’accordo: dopo una preview per certi versi troppo intensa ed esagerata, le giornate sono state meno impegnative sul fronte delle trattative con una nuova ondata di visitatori diversa dal solito, forse effetto dei primi arrivi del Salone del Desing, che ha curiosato negli stand, soprattutto, durante il fine settimana.

In fiera la pittura, figurativa ma anche astratta, rimane sempre al centro dell’offerta ma tra le proposte dei galleristi non sono mancante installazioni, sculture anche di grandi dimensioni, e una nuova modalità di “allestimento” dello stand, per certi versi più rischiosa, scelta da alcune gallerie established che potrebbe far riflettere sul futuro delle fiere con un’offerta focalizzata su un’esposizione minimale, di grande impatto, che permette di apprezzare più in dettaglio la ricerca dell’artista. Il riferimento è alla monumentale altalena di Francesco Arena, «Altalena 2022» della Galleria Raffaella Cortese (Milano, Albisola) appositamente commissionata per miart, apprezzata dai collezionisti e dal pubblico in generale che si è avvicinato e ha interagito con l’opera d’arte con meno timore e reverenza. Vendute tutte le tre edizioni (33mila euro, edizione di 3 + 2AP) sono state molto apprezzate anche le altre opere più conosciute dell’artista come «Maniglia», 2023 in bilico tra interno ed esterno e «Bandiera», 2007.

In questa nuova modalità va anche inserita la performance «Thyself Agency» di Luca de Leva che ha trasformato lo stand della galleria Pinksummer (Genova) in “un’agenzia di viaggio per spedizioni verso l’ignoto”, proponendo metodi di ricerca personale volti a scardinare automatismi comportamentali. L’Agenzia non ha scopi di lucro né di intrattenimento, cerca diffusione e sul sito dell’Agenzia si può trovare una sezione dedicata alle esperienze, raccontate di chi ha partecipato.

La piccola mostra o solo show novità di quest’anno con la prima edizione della sezione Portal curata da Julieta González e Abaseh Mirvali, è stata molto apprezzata. Nella sezione tra gli altri era presente Ciaccia Levi/Zero… con l’opera di Francesco Gennari, «Vorrei perdermi e non trovarmi più», 2023, una delle opere più gettonate su Instagram (in vendita a 38mila euro), ma “i collezionisti amano la pittura, media più rassicurante in un momento come questo dove la situazione geopolitica non aiuta” e, inoltre, per Ciaccia Levi in fiera mancava la presenza dei musei internazionali.

Un mercato più riflessivo

Se le fiere sono un termometro per misurare lo stato di salute del mercato dell’arte, cosa è emerso da questa edizione di miart?
In sintesi, in questo momento il mercato dell’arte non è nella sua forma migliore. In generale le vendite non sono mancate e anche quelle importanti in termini di valore, sia nella sezione Moderno sia in quella del Contemporaneo, con valori anche a cinque zeri come ad esempio il paravento di David Hockney, «Carribean tea time» (1987) esposto dalla galleria Lelong & Co (Parigi) venduto durante la preview ad un prezzo che si aggirava tra 500mila e 600mila euro. L’opera ha già avuto un passaggio in asta nel maggio 2023 da Christie’s a New York dove è stato battuto un esemplare per 300nila dollari, mentre altri paraventi – l’opera fa parte di una serie da 36 pezzi, in totale – sono entrati nelle collezioni dei più prestigiosi musei internazionali, dalla Tate Modern di Londra al Metropolitan di New York.

Fonte: Il Sole 24 Ore