“Perfect Days”, delicato omaggio di Wenders al cinema giapponese

Giornata ricca di grandi autori al Festival di Cannes: mentre Quentin Tarantino è stato ospite di un’interessante conversazione presso la Quinzaine des Cinéastes, in concorso ha trovato spazio il nuovo film di Wim Wenders, “Perfect Days”.
Protagonista è Hirayama, un uomo umile che lavora come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. Oltre alla sua routine lavorativa, Hirayama riesce a coltivare ogni giorno le sue passioni: la musica, i libri, la fotografia e gli alberi. Attraverso le sue fotografie, le sue letture e i suoi ascolti, traspare la sua forte sensibilità nei confronti dell’arte e del mondo che lo circonda.

Da sempre grande amante del cinema giapponese, Wim Wenders aveva realizzato nel 1985 un vero e proprio omaggio in tal senso con “Tokyo-Ga”, documentario dedicato allo straordinario regista nipponico Yasujiro Ozu, autore di capolavori come “Tarda primavera” del 1949 e “Viaggio a Tokyo” del 1953.Lo spirito di Ozu si sente moltissimo anche in questa pellicola, attraverso lo stile di Wenders che richiama quelle scelte di inquadrature e quello stile minimalista tipici dell’autore giapponese.Costruito attorno a un personaggio silenzioso e attentissimo a ogni dettaglio del suo lavoro, “Perfect Days” è un film delicato e capace di coinvolgere, nonostante qualche passaggio troppo prolisso.

Trovare la bellezza nelle piccole cose

Il messaggio di Wenders con questo film è molto chiaro: trovare la bellezza e la poesia della vita nelle piccole cose e nei piccoli gesti quotidiani, anche e soprattutto grazie all’aiuto dell’arte.Il regista tedesco negli ultimi anni si è distinto soprattutto come documentarista (anche quest’anno a Cannes con “Anselm”), mentre i suoi ultimi lavori di finzione – da “Ritorno alla vita” a “Submergence” – erano totalmente da dimenticare. Con “Perfect Days” ritrova invece il giusto tocco stilistico e narrativo, riuscendo anche a commuovere: nonostante sia sulla carta un piccolo film, il suo nuovo lungometraggio è riuscito e toccante, seppur non ci siano sequenze speciali da ricordare al termine della visione.Grande prova del protagonista Koji Yakusho, che entra nel gruppo dei possibili candidati al titolo di miglior attore.

Last Summer

Altro film presentato in concorso è “Last Summer” di Catherine Breillat.Al centro della trama c’è Anne, brillante avvocato che vive con il marito Pierre e le loro figlie. La donna inizia però una relazione con Theo, figlio di Pierre di un precedente matrimonio, mettendo in pericolo la sua carriera e la sua vita famigliare.Dieci anni dopo il precedente “Abus de faiblesse”, la regista francese torna dietro la macchina da presa per una storia che vorrebbe scuotere e generare possibili scandali.Da sempre abile provocatrice, Breillat riprende la base narrativa del film danese “Queen of Hearts” del 2019 per dare vita a un remake pienamente nelle sue corde: più della trama, conta soprattutto lo sguardo della regista francese, da sempre molto attenta a raccontare rapporti morbosi e di non semplice lettura.Il disegno generale è intrigante, ma ci sono troppe forzature durante la visione che rendono la pellicola meno incisiva del previsto. Il risultato è altalenante, anche a causa di un ritmo non sempre efficace, ma va segnalata la buona prova della protagonista Léa Drucker, chiamata a interpretare un ruolo certamente non facile.

Fonte: Il Sole 24 Ore