Fondi europei: i paletti della commissaria Ferreira alla riforma di Fitto

BRUXELLES – «Gli stati membri sono sovrani possono decidere come organizzare internamente tutti i processi. I nostri regolamenti richiedono alcune caratteristiche perché ciò sia possibile. In particolare è necessario un approccio bottom-up, basato su principi democratici e in linea con le regole della politica di coesione che richiedono unità organizzate a livello regionale». Lo ha affermato Elisa Ferreira, commissaria europea per la Coesione e le riforme, rispondendo ad una domanda sulla riforma della politica di coesione nazionale che il ministro per il Sud, Raffaele Fitto, ha inserito come milestone nella revisione del Pnrr. La scadenza indicata per l’approvazione della riforma era il primo trimestre di quest’anno. Il termine fissato è scaduto, dunque la definizione dovrebbe essere imminente.

Rapporti ottimi, auspichiamo procedure rapide

«I rapporti con l’Italia sono ottimi» ha sottolineato Elisa Ferreira in una conferenza stampa a margine del nono forum per la coesione in corso a Bruxelles. «Ho parlato anche in passato con diversi ministri, Giuseppe Provenzano, Mara Carfagna e ora con Raffaele Fitto. Ho sempre avuto ottimi rapporti con loro. Ovviamente, dobbiamo essere sicuri che la riforma rispetti queste condizioni, bottom up e il principio di relazioni democratiche» ha ripetuto. «Se sarà questo il caso, l’Italia è legittimata a modificare l’organizzazione interna come vuole. Noi speriamo che le procedure siano abbastanza rapide, dal momento che l’Italia è uno dei principali beneficiari non solo dei fondi di coesione ma anche dei fondi RRF del Next Generation Eu e ha il vecchio problema del Mezzogiorno».

I timori non solo italiani

La riforma a cui sta lavorando il ministro Fitto preoccupa le regioni che temono la tendenza a centralizzare la gestione di una politica finora a forte vocazione territoriale. Ma la preoccupazione non è solo italiana. Il confronto su questo tema è europeo, in vista della nuova commissione e dei lavori di preparazione del prossimo bilancio comune, il Multiannual Financial Framework. Da tempo si discute se adottare per i fondi strutturali il modello RRF, centralizzando a livello statale l’erogazione di fondi europei, “in cambio” di riforme nazionali chieste da Bruxelles. Un approccio top-down esattamente opposto alla filosofia place-based della politica di coesione regionale.

«Mentre ci avviciniamo alle elezioni europee, dobbiamo parlare di politica di coesione e lottare per renderla più efficiente, più incisiva, non per sostituirla con nuovi strumenti territorialmente ciechi, come RRF, il dispositivo per la ripresa e la resilienza» ha detto al forum Emil Boc, presidente della commissione per la coesione e il budget Ue del Comitato delle regioni. «Negli ultimi anni abbiamo visto agricoltori, operai dell’industria e giovani europei protestare contro le crescenti disuguaglianze. L’Europa è la soluzione. La politica di coesione è la soluzione. Non possiamo più permettere che le disuguaglianze crescano in Europa».

«Questo non è il momento né per l’autocompiacimento né per discussioni “business as usual” su questa politica e sul suo futuro. Se non ci mobilitiamo e difendiamo una visione comune di una politica rinnovata per tutte le regioni, basata sui suoi principi fondamentali, rischiamo di trovarci di fronte a una futura politica di coesione solo di nome» ha insistito il presidente del Comitato, Vasco Alves Cordeiro. «E questa è una minaccia per il progetto dell’Unione europea nel suo complesso». La battaglia è iniziata.

Fonte: Il Sole 24 Ore