Lancia Ypsilon, la storia della citycar chic: dall’Autobianchi Y10 alla nuova serie

La Ypsilon arriva alla quarta generazione chiudendo un altro capitolo di una storia nata nel 1985, quando debuttò la sua progenitrice: la Y10. Un modello che inalberava lo scudetto Lancia solo al di fuori dell’Italia dove, invece, era venduta con quello Autobianchi. La Y10 è stata l’ultima auto prodotta da quella casa che, all’epoca, il risiko dei brand del gruppo Fiat aveva legato a quello Lancia. Un marchio che nel 1985 era legato alle corse in particolare ai rallyes dove mieteva successi a non finire e che con l’ammiraglia Thema dava del filo da torcere a quelli tedeschi premium. Una connotazione che ha guidato la progettazione della Y10 che si può dire sia stata la prima utilitaria premium, filone in cui si sono inserite anche le sue discendenti: dalla Y e basta sino alle due generazioni della Ypsilon. Ecco le loro storie.

Lancia Ypsilon, nel 1985 nasce la Y10 erede dell’A112

La Y10 arriva nel 1985 per sostituire l’Autobianchi A112, un modello prodotto per quindici anni in otto serie conquistando sia gli sportivi con la versione Abarth che con un trofeo monomarca nei rally forma tanti campioni di questa specialità sia gli automobilisti più attenti alla raffinatezza con quella Elegant. Per la cronaca, all’estero l’ultima serie dell’A112 pur inalberando il logo Autobianchi è venduto come Lancia A112. Come accennato capita così anche per la sua erede Y10, che si presenta nascondendo sotto una linea caratterizzata da tratti tesi e dalla coda tronca evidenziata dal portellone nero alcune significative novità tecniche. Fra queste spiccano il primo motore della rivoluzionaria, compatta e leggera famiglia Fire by Fiat (acronimo di Fully Integrated Robotized Engine, perché concepita per essere prodotta in impianti altamente automatizzati) e il ponte posteriore a Omega. L’architettura consente di utilizzare un retrotreno con molle elicoidali anziché balestre come quello decisamente “rude” della Fiat Panda, dalla quale la Y10 eredita il pianale. La gamma debutta con le versioni Fire di 1 litro, Touring con interni rivestiti in Alcantara come l’ammiraglia Thema e motore ad aste e bilancieri di 1.050 cc che si declina anche in sovralimentato per spingere la Turbo.

A dispetto della finitura accurata e dell’equipaggiamento ricco per un’utilitaria i prezzi alti non fanno decollare le vendite. Nel 1986 la Lancia rivede il listino riducendo le dotazioni e aggiunge nella gamma la Y10 4wd con la sofisticata trazione integrale a inserimento elettropneumatico anziché tramite una leva sul pavimento come quella dell’analoga Panda che, però, non è mai stata utilizzata da nessun’altra auto del gruppo Fiat. Pubblicizzata come “l’auto che piace alla gente che piace” la Y10 apre la saga delle serie speciali ripresa da tutte le sue discendenti con le versioni speciali Fila, Missoni e Martini che, omaggia, le Lancia vittoriose nei rallyes e nelle gare di durata in pista. Prima di andare in pensione nel 1995, la Y10 adotta motori a iniezione elettronica, catalizzati e propone anche una versione con il cambio automatico a variazione continua del rapporto.

Lancia Ypsilon, nel 1996 è tutta nuova e diventa Y

La seconda generazione della piccola Lancia si stacca nettamente dalla Y10. Infatti, si basa sulla piattaforma della Fiat Punto, ha una linea definita da superfici tondeggianti e un abitacolo rifinito sfiziosamente, in cui spicca la strumentazione a centro plancia che non sarà mai più abbandonata dalla stirpe. La Y offre motori con cilindrate che arrivano fino a 1,4 litri anche a 16 valvole, interni in pelle, versioni entry level Elefantino Blu e sportiva Elefantino Rosso con lo stemma Hf del Reparto Corse Lancia sulle fiancate. Inoltre, si rivolge ancora più al pubblico femminile di quanto non abbia fatto la Y10 con alcune serie speciali realizzate con brand dell’oreficeria e riviste di moda.

Lancia Ypsilon, nel 2003 nasce ufficialmente la stirpe Ypsilon

 Nel 2003 la piccola Lancia diventa Ypsilon e cambia aspetto inalberando stilemi ispirati a quelli dell’allora ammiraglia Thesis, che traggono ispirazioni da quelli di alcune Lancia del passato. Anch’essa si basa sull’architettura della Fiat Punto ma quella rivista dell’edizione 1999 e per farsi strada punta ancora più della Y sulla ricercatezza anche con le denominazioni degli allestimenti: Argento, Oro e Platino.

Fonte: Il Sole 24 Ore