Yayoi Kusama: la sua «Infinity Mirror Room» ha catturato il pubblico

«Fireflies on the Water» è una delle «Infinity Mirror Room» più iconiche di Yayoi Kusama (Matsumoto, Giappone, 1929) proveniente dalla collezione del Whitney Museum of American Art di New York in mostra dallo scorso 17 novembre al Palazzo della Ragione di Bergamo, esposizione che sta per svolgere al termine. L’ambizioso progetto creato da Stefano Raimondi – fondatore e direttore di The Blank Contemporary Art, nonchè direttore della fiera ArtVerona e contemporaneamente del Mac di Lissone –, ha richiesto due anni di lavoro, una buona liaison con il museo americano che ha concesso una proroga al prestito, con risultati molti soddisfacenti.

I numeri dell’affluenza

Iniziamo dal dato più facile da leggere e interpretare, l’accoglienza da parte del pubblico con una precisazione: il progetto ruotava attorno ad una singola opera, appunto «Fireflies on the Water». Il curatore non ha voluto aggiungere, in un percorso basato sull’attesa dell’infinito e l’introspezione, altri lavori dell’artista. <Sarebbe stato molto più facile raggruppare un corpus più numeroso di opere e consentire l’accesso liberamente ma pensavamo che offrire un’esperienza individuale e in solitudine di un’opera così importante fosse quanto di più prezioso si potesse fare> ricorda Stefano Raimondi.
Nei cinque mesi di apertura dell’esposizione i biglietti venduti sono stati 93.100, inclusi gli ingressi accreditati, e la vendita è avvenuta con una media di tre mesi di anticipo rispetto al giorno programmato per la visita e circa 20.000 ingressi sono stati prenotati nel maggio dello scorso anno, con sei mesi di anticipo rispetto all’opening del 16 novembre.
Del totale dei visitatori 31.655 sono residenti a Bergamo e Provincia (34%), 25.106 (26,97%) provengono dalla Lombardia, 27.802 (29,86%) e da altre regioni italiane e 8.527 (9,17%) dall’estero.
<I dati testimoniano – come sottolineano gli organizzatori – un visitatore attento e non casuale, che ha visitato la città appositamente per questo appuntamento>. L’attività didattica ha accolto 3.615 studenti di ogni ordine e grado a oltre 100 scuole da tutta Italia.

L’impatto economico

Secondo quanto riferito da Visit Bergamo, ente ufficiale del turismo di Bergamo e del territorio che ha suddiviso per provenienza geografica i dati dell’affluenza, ha ipotizzato una media ponderata di spesa in base al tempo di permanenza e ai servizi che il visitatore della mostra potrebbe aver utilizzato, stimando un indotto generato sul territorio di 7,6 milioni di euro. In base alla provenienza la stima più elevata è stata attribuita ai visitatori che arrivavano dal resto dell’Italia che dovrebbero aver generato ricchezza per il territorio pari a 4,17 milioni di euro. Per quanto riguarda i ricavi da biglietteria, considerando che la mostra è sold out, gli organizzatori hanno ipotizzato un controvalore di circa 1,3 milioni di euro, considerando un valore medio del biglietto d’ingresso.

I costi operativi

Sul fronte dei costi «Fireflies on the Water» nel complesso ha richiesto risorse per circa 429mila euro. Uno spaccato delle principali voci di spesa evidenzia che ad incidere maggiormente sono stati i costi relativi al trasporto, l’allestimento, il disallestimento e la manutenzione pari a 135mila euro. Il prestito dell’opera, comprensivo dei due mesi di proroga e di altre spese, e l’assicurazione hanno inciso rispettivamente per 32.500 e 16mila euro. Per garantire un servizio di guardiania adeguato i costi sono ammontati a 140mila euro, di cui 15mila euro sono stati coperti da uno sponsor tecnico, inoltre la presenza di volontari ha permesso di risparmiare 21mila euro circa, mentre per l’attività didattica e le visite guidate sono stati destinati 28.700 euro. Comunicazione, pubblicità e fee per diritti immagini e video hanno assorbito circa 50mila euro, mentre il catalogo della mostra è stato realizzato per il tramite di uno sponsor tecnico.

L’artista e il suo mercato

Installazioni ambientali, performance di body painting e dipinti completamente astratti rappresentano le produzioni artistiche di Yayoi Kusama che l’hanno portata a diventare la più nota e influente artista giapponese vivente, secondo la banca dati artprice si posiziona all’ottavo posto della classifica mondiale di arte contemporanea, ma la sua creatività rappresenta un’arte di difesa e autodifesa.
Le sue allucinazioni e i suoi disturbi ossessivo-compulsivi hanno trovato sollievo solo nella sua espressione artistica, nei suoi quadri reticolati, «Infinity Net», o a pois, o ancora le sue stanze immersive, appunto le «Infinity Mirror Rooms». Nel 1973 dopo un periodo passato New York ritorna in Giappone per risiedere in una casa di cura dove continua a produrre arte con il progetto Kusama Enterprise, che utilizza la sua cifra stilistica per collaborazioni con i più importanti brand della moda. Nel 2023 il suo volume d’affari in asta si è attestato a 143,8 milioni di euro, in leggero calo rispetto ai 155 milioni di euro del 2022. Il prezzo più recente è stato segnato lo scorso 7 marzo per «Infinity-Nets (Zxssao)», un acrilico su tela del 2008, che in un’asta di Phillips è stato aggiudicato a 2,46 milioni di euro ( 2,1 -2,9 milioni euro le stime pre asta). Il top lot è stato segnato nel maggio 2022 in un’asta di Phillips a New York per «Untitled (Nets)» del 1959, un olio su tela che raggiunto 10,5 milioni di dollari da una stima compresa tra 5-7 milioni di dollari.

Fonte: Il Sole 24 Ore